Il “Paradosso di Epimenide” è il suo romanzo esordio. Un thriller psicologico per una sfida arditissima: un’intelligenza artificiale creata con materiale biologico, un cervello umano
La “creatura” – affettuosamente chiamata Berny – viene sottoposta a sessioni di apprendimento impartite da elaboratori collegati alla corteccia cerebrale, e i risultati non tardano ad arrivare. Poi, all’improvviso, il tracollo: un evento imprevisto interrompe il programma. Qual è la causa? Chi ha agito per sabotare il progetto? Cos’avrebbe potuto scatenare quell’esperimento? A chi apparteneva davvero il cervello impiegato nell’esperimento? Com’è possibile ricondurre la catena degli eventi al teorema di Gödel? Sono domande alle quali Morandini intende trovare una risposta, nonostante stia vivendo i travagli di una crisi sentimentale ed esistenziale: studia, riflette, domanda…
E, a poco a poco, l’ambiente “asettico” del Centro si trasforma in un crogiolo di diffidenze e sospetti, di infingimenti e apparenti complotti, fino a un epilogo piano e sconcertante nel contempo. Ne Il Paradosso di Epimenide confluiscono linguaggi settoriali e rifruizioni letterarie, e l’Autore si cimenta con il tema dell’intelligenza artificiale muovendo da una prospettiva intima e non futuristica: infatti, il protagonista è costantemente in bilico tra un piglio razionale e una profonda malinconia – tra destino e ricerca scientifica, tra materia e autocoscienza, tra logica e sentimento -, e sembra elaborare il progetto di Berny più per confrontarsi con questioni filosofiche e personali che per amore della scienza.
Ne risulta un’opera ricca di sfumature e interpretazioni, dove il lettore potrà ritrovare echi della narrativa gialla e fantascientifica, riflessi che vengono sempre sfruttati per restituire alla storia una “dimensione umana” – quella che, in definitiva, costituisce il punto fermo della letteratura”