Mio caro serial killer – Alicia Giménez-Bartlett

Che cos’è la crudeltà, di che sostanza è fatta? Alicia Giménez-Bartlett ce lo racconta con un nuovo romanzo poliziesco che conferma il suo talento di scrittrice e la sua capacità di decifrare la realtà contemporanea.

«Ecco come sono le tragedie umane, pensai. Banali, sordide, nascoste e terribili.»

Cosa c’è di più attuale di una serie di delitti in cui le vittime sono tutte donne? Quanta crudeltà c’è nell’infierire sui loro corpi con pugnalate all’addome, e sfigurarne il volto con tagli profondi? Da qui parte l’indagine che l’ispettrice Petra Delicado dovrà condurre con il suo vice Fermín Garzón, ultima di una fortunata serie che ha ormai reso famosa la scrittrice spagnola. E non delude affatto questo nuovo caso, per la capacità di tenere il lettore sempre attento allo sviluppo delle indagini, complicatissime ed estenuanti, raccontandone il metodo di lavoro, gli interrogatori, la ricerca delle prove. Ci sono tutti gli ingredienti essenziali perché un giallo tenga incollati alla poltrona senza potersi alzare fino alla fine. Ma le storie della Bartlett hanno qualcosa in più: ritroviamo ogni volta frizzantissimi dialoghi tra i due stretti collaboratori, in cui emergono i loro caratteri opposti e perfettamente complementari: apparentemente fredda e dura lei, sentimentale e senza freni inibitori lui; entrambi dotati di un’ironia pungente che li accomuna e crea un sodalizio davvero invincibile, una complicità che fa andare avanti le indagini. A Barcellona, però, a seguire il caso c’è anche l’ispettore Roberto Fraile, della polizia autonoma della Catalogna, e inizialmente l’incontro tra i tre ha il sapore di una battaglia e di un modo diverso di lavorare che sfiora l’incomprensione. È solo dopo lunghe ore passate insieme, e forse proprio grazie alla capacità di trovare sempre elementi comici nelle situazioni, che le intuizioni di Petra, l’impegno di Fermín e il rigore operativo di Roberto si intrecceranno dando luogo a una svolta per la soluzione del caso.

L’atto stesso di uccidere, di violare un corpo è crudele. E nell’intrico delle coincidenze e delle scoperte, man mano che il filo si dipana, noi lettori ci ritroviamo sconvolti, preoccupati per la catena ininterrotta di donne assassinate, con una sensazione di impotenza di fronte alla mano che uccide più volte indisturbata: sono donne sole, che cercavano compagnia e amore, e invece si sono trovate di fronte un destino di morte. La Bartlett interviene attraverso la voce schietta di Petra e ci racconta il suo punto di vista sulla solitudine, sui luoghi comuni, sui pregiudizi che riguardano il genere femminile e che continuano ad avviluppare la società in cui viviamo. E oppone una energica reazione proprio creando un personaggio assolutamente originale, inflessibile, deciso, fragile, divertente, sensibile. L’autrice alterna sapientemente il giallo alla riflessione sugli aspetti più vari del nostro contemporaneo – la malattia mentale, l’empatia con chi soffre, lo sfilacciarsi dei rapporti personali – e mescola il tutto con incursioni nella vita privata dei personaggi principali e con il gusto per il cibo, il vino e le cose belle contro il “nero” che dilaga e rischia di soffocare tutto e tutti. Ma l’ingrediente che rende speciale la lettura di questo romanzo è il dialogo effervescente, la battuta brillante, la risata coinvolgente. E noi di Tra le Righe, che abbiamo avuto il piacere di ospitarla in libreria, possiamo affermare che l’ironia appartiene alla scrittrice non meno che ai suoi personaggi!

Consigliato da Paola – Libreria Tra Le Righe

 

 

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