A Tokyo c’è un piccolo Caffè antiquato, sul quale circolano parecchie leggende metropolitane. Qui le vite di persone molto diverse tra di loro si intersecano l’un l’altra. Gli avventori – così come i lettori – avvertono da subito, all’interno del locale, un’atmosfera surreale.
Tra le pagine del libro si può quasi sentire l’odore del caffè macinato di fresco da Nagare e percepire la tensione dei clienti quando Kazu versa la bevanda nella loro tazza. Nagare, Kazu e Kei, che gestiscono il Caffè, sanno perché i clienti continuano a frequentare un locale angusto e senza neppure l’aria condizionata: è un posto speciale. Si mormora che lì sia possibile viaggiare nel tempo.
Ogni giorno, una signora vestita di bianco siede sempre allo stesso tavolo, intenta a leggere. Ogni giorno, le persone, in particolare quelle che hanno forti rimpianti o rimorsi, si avvicendano nel locale e si affannano per ottenere la possibilità di tornare indietro.
Kazu si occupa allora di spiegare per filo e per segno le regole a cui i viaggiatori devono piegarsi. Soprattutto precisa che tornare nel passato, in nessun modo, cambierà il futuro. Molti si scoraggiano e rinunciano; altri decidono che vale comunque la pena di tentare. Si siedono al posto della signora vestita di bianco, – nei rari momenti in cui la donna lascia la sedia, – sorseggiano il caffè di Kazu e cercano di impiegare bene il tempo concesso loro nel passato.
Si ha l’impressione di trovarsi in un posto sospeso nel tempo e questo conferisce alla caffetteria un alone di “magia”. Nonostante questa rarefatta atmosfera sognante, nel libro si affrontano temi difficili, in relazione alle vicende di coloro che decidono di sedersi e compiere il loro viaggio.
Quella della “scatola buia” è una tematica che aleggia nel libro, in agguato nelle pieghe del tempo passato o futuro. Il passato è certo, immutabile, mentre il futuro è un incognita. Il presente è ancora plasmabile, ancora possibile, ancora da scoprire.
Il messaggio dello scrittore Toshikazu Kawaguchi è chiaro: il presente è tutto quello che abbiamo e l’unica regola per godersi la vita è assaporarlo. Sorseggiare il presente come se fosse un caffè: finché è caldo.
Giulia R.