Cosa c’è di speciale in Almarina? Una scrittura immaginifica, tratteggiata per metafore, che riesce a condurci nella concretezza di una città come Napoli e oltre le sbarre della sua isola carceraria, Nisida. A raccontarci le storie dei ragazzi che vi sono rinchiusi e delle persone che vi lavorano c’è Elisabetta, insegnante vitale, acuta, malinconica e in solitudine. L’incontro con la giovane Almarina, che ha già sperimentato sulla sua pelle straniera le esperienze traumatiche di una vita, porta con la sua sincerità una ventata di aria pura e regala a noi mare aperto, possibilità.