La bambina senza nome de “L’Arminuta” è ormai una donna che ha impiegato l’esistenza ad allontanarsi da casa. In Borgo Sud, ancora una volta, deve fare ritorno all’ambiente d’origine che l’ha sempre respinta. Quello con Adriana è l’unico legame che la protagonista non riesce a lasciarsi alle spalle. Le due sorelle sono agli antipodi, ma hanno in comune quei pochi pezzi di ricordi faticosamente ottenuti nel corso della sgangherata infanzia descritta ne “L’Arminuta“.
Spartiscono un’eredità di cure negate e la famiglia è il luogo in cui non si sono mai sentite figlie, una radice dolorosa a cui ricongiungersi. Soprattutto, la famiglia è il luogo da cui entrambe, benché in modi differenti, scappano. Borgo Sud è invece la periferia che come elemento ha il mare – fortuna e rovina degli abitanti del borgo.
È proprio questo quartiere di cemento armato e scafi ormeggiati che Adriana sceglie come rifugio. Tramite Adriana, alla protagonista si apre uno scorcio su Borgo Sud. Lì la vita sembra più vera dell’esistenza che conduce nella sua casa sul lungomare, in un bel quartiere di Pescara. È attratta e disgustata dalla veracità degli abitanti del borgo, ma sorpresa dal loro senso di comunità – qualcosa che lei non ha mai sperimentato.
Il tema dell’abbandono, che già pervade “L’Arminuta” , continua a segnare la vita della protagonista. In Borgo Sud le perdite passate e quelle presenti si mescolano e producono in lei la sensazione di essere indegna dell’amore di chi la circonda.
Il romanzo ha molteplici chiavi di lettura. È la somma di tutti gli abbandoni che la protagonista ha subito. È la storia di due sorelle unite che però si perdono, un po’ per la distanza e un po’ per realizzare ciò che davvero vogliono: scrollarsi l’altra di dosso fino a non riconoscerla più.
Giulia R.