Non si tratta di un romanzo ma di un memoir, tutto ciò che viene raccontato è successo davvero e al solo pensiero mi viene la pelle d’oca. Tara ha avuto un’infanzia dura: è nata in casa, da una famiglia che non crede nel sistema sanitario, non ha mai preso un’aspirina né è mai stata vista da un medico; non è iscritta all’anagrafe e non va a scuola, a undici anni invece, inizia a lavorare nella discarica del padre. No, Tara non è nata all’inizio del secolo scorso, come si potrebbe immaginare da questa breve descrizione, è nata invece nel 1987 in Idaho, Stati Uniti, in una famiglia di mormoni. L’autrice ci racconta le varie tappe della sua vita senza risparmiarci i dettagli più crudi: la violenza fisica e psicologica, la sottomissione, l’impossibilità di mantenere i legami familiari e allo stesso tempo rompere con la religione e le sue regole. Tara non è fatta per vivere come la madre, ignorante e sottomessa in tutto al marito, sente che c’è qualcosa che le sfugge, qualcosa che non sa e che invece vorrebbe sapere. Lei ha diciassette anni e non ha mai messo piede in un’aula scolastica ma capisce che è quello il punto di partenza per emanciparsi, e allora contro la volontà del padre si iscrive all’università e da quel momento non ha più smesso di studiare.
Ciò che emerge potentemente è la difficoltà che chiunque di noi ha nel distaccarsi da quello che ci viene insegnato fin da piccoli, per provare a guardare il mondo con occhi nuovi, per crearci una nostra personale opinione sulla realtà; la verità è data dalle sfaccettature, non dall’assolutezza e dall’imposizione di un’univocità, questo Tara l’ha capito attraverso i libri, ed è qui che sta la sua saggezza secondo me.
Consigliato da Claudia – Libreria Tra Le Righe