Nel 1980, dopo il suo suicidio, si scoprì che Romain Gary aveva usato lo pseudonimo di Emile Ajar per pubblicare quattro romanzi, il più famoso dei quali è senz’altro “La vita davanti a sé”, uscito nel 1975, edito in Italia da Neri Pozza.
Il libro narra la storia di Momò, ragazzo arabo figlio di nessuno, che cresce in una banlieu parigina, accudito da una vecchia prostituta ebrea, Madame Rosa. Tramite lo sguardo di Momò, protagonista e narratore, Gary presenta al lettore l’atmosfera della banlieu di Belleville, ma soprattutto le persone che ci vivono. Il punto di forza del libro sono infatti proprio i personaggi, sfaccettati e ben gestiti da Gary.
Gli occhi di Momò, sempre puntati sul quartiere, comunicano l’atmosfera quasi esotica di un romanzo che descrive una realtà multietnica. Il protagonista si muove in un ambiente avventuroso come può esserlo un quartiere popolato da persone estremamente diverse le une dalle altre, in una commistione di razze, culture e religioni.
Il romanzo è certamente dominato dai personaggi, che in certi casi vengono trasformati – e talvolta deformati – dallo sguardo di Momò. Lo stile gergale da banlieu è espressione della realtà multiculturale che cominciava a cambiare il volto della capitale francese.
Giulia R.